Piatti tipici sardi: 5 prelibatezze che non puoi perdere

Ci sono 5 buoni motivi per scegliere la Sardegna come meta per le proprie vacanze, come ad esempio i 5 piatti tipici sardi. Infatti, Sardegna è sinonimo di “Paradiso” per le sue innumerevoli spiagge bianche, per le sue acque cristalline e dalle mille sfumature di colori. Ma anche per la piatti tradizionali sardi.
La Sardegna, infatti, è una vera e propria isola del gusto. Sono molti i piatti della cucina tipica sarda che ancora oggi sono i più richiesti. Piatti poveri, ma ricchi di gusto, scopriamoli insieme!

Se vogliamo assaporare la cucina contadina di una volta ecco qua una selezione di piatti tipici sardi che con pochi semplici ingredienti, rispecchiano il traditional food sardo. Il profumo del ginepro, del mirto, delle erbe aromatiche e il gusto del miele saranno i sapori inconfondibili di questa meravigliosa terra. Li ritroverete in diversi piatti del traditional Food sardo.

Pane Carasau e pane Guttiau

Pane carasau tra i piatti tipici sardi

Iniziamo con il primo dei piatti tipici sardi, il pane carasau. Chi non ha mai sentito di pane carasau, o pane carasatu o pane fattu in fresa? Tanti modi per definire il pane tipico sardo che si differenzia dal nostro per la sua tostatura e non cottura.
Sfoglie croccanti e friabili senza mollica, fatto con pochissimi ingredienti, solo acqua e farina. Il pane carasau viene passato in forno due volte per togliere l’acqua e garantirne così una lunghissima conservazione.

Questa preparazione, tipica della zona della Barbagia, si è poi diffusa in tutta l’isola.

Definito un pane antico, le sue origini risalgono all’epoca del bronzo. Era il tipico mangiare dei pastori, che le mogli preparavano durante i lunghi periodi di transumanza. Grazie alla sua forma circolare, spesso veniva usato come piatto e consumato poi assieme a formaggi.

Curiosità sul pane carasau:

Che differenza c’è tra pane carasau e pane guttiau? Il pane guttiau, che significa gocciolato, è la versione più sfiziosa e saporita del classico pane carasau. Condito in superficie con olio extra vergine di oliva e sale marino, racchiude tutto il gusto e sapori di una volta.

Fregula

Fregula tra i piatti tipici sardi

Il secondo dei piatti tipici sardi è sicuramente la fregula, detta in sardo e conosciuta forse come fregola in italiano. Ho assaggiato questo piatto a base di vongole veraci per la prima volta a Stintino e ne sono rimasta estasiata. Un boom di sapori ed un’esplosione di gusto! Un gusto autentico, corposo… posso solo consigliarla!
La fregula è una tipo pasta tipica sarda preparata con semola di grano duro, conosciuta anche come fregua, succu, cascà o pistitzone a seconda delle zone dell’isola.
Il significato di fregula è “briciola”. Infatti, si tratta di piccole briciole di pasta di forma irregolare, realizzate impastando a lungo acqua con semola. Il passaggio successivo è la tostatura in forno che fa assumere alla pasta un colore più scuro e un gusto unico.

La fregula anche può essere condita con sughi di carne o di pesce.

Altri primi piatti tipici sardi che vi consigliamo sono i malloreddus ovvero gnocchi di semola conditi con sugo e salsicce e i culurjones cioè fagottini ripieni di ricotta e menta. Ne parleremo meglio in un prossimo articolo.

Curiosità sulla fregula:

La fregula ha origini antichissime, bisogna andare indietro nel tempo di ben 1.000 anni. È proprio il caso di dire “avere mille anni e non sentirli”! Si commercializzava già a partire dal IX sec. Sembra che questo prodotto si sia diffuso in Sardegna grazie agli scambi commerciali con i Fenici, Cartaginesi e Punici. Infatti, la fregula assomiglia molto al cuscus, ma le sue origini sono inconfondibilmente sarde. Conoscere con più precisione la sua storia è alquanto impossibile. Cosa certa è che oggi è uno dei simboli più radicati della cucina tipica sarda
Altra curiosità sulla fregula, è che è un tipo di pasta che veniva preparata solo dal lunedì al venerdì. Il motivo era perché occorreva risparmiare acqua da utilizzare nei campi nel fine settimana.

Porceddu

Porceddu tra i piatti tradizionali sardi

Il terzo dei piatti tipici sardi è il porceddu, il famoso maialino da latte sardo. Dopo aver parlato dei privilegiati primi piatti e di uno squisito pane croccante, non potevamo soffermarci anche sui secondi piatti tipici sardi. Il più conosciuto della cucina tipica sarda, è sicuramente il porceddu.
Secondo la tradizione culinaria sarda, il maialino da latte viene infilzato in uno “schironi” (spiedo) aromatizzato con spezie, tra cui il mirto. Successivamente viene cotto vicino al fuoco, alla giusta distanza dalle braci incandescenti.
In passato il porceddu era il piatto delle grandi occasioni. Infatti, veniva cucinato durante le festività pasquali. Oggi invece si cucina tutto l’anno.

Abbiamo mangiato il porceddu più volte e in zone differenti della Sardegna.

Durante un’escursione in Barbagia però, abbiamo gustato un porceddu davvero unico, cucinato con una tecnica di cottura diversa dalle altre. Con questa tecnica, invece di cuocere il maialino da latte adiacente alle braci, viene interrato. Una tecnica che proviene proprio dalle antiche tradizioni dei pastori locali.
Il porceddu veniva messo all’interno di un fosso con alcune foglie di felce e vari rami di piante aromatiche. Sopra il maialino, veniva adagiato un altro strato di felci e erbe aromatiche varie e delle pietre incandescenti. Successivamente veniva coperto con un po’ di terra e veniva acceso un fuoco. Una cottura lenta per un grande risultato. La cottura solitamente dura circa 7 ore. Il risultato è una vera e propria specialità! Oggi è una tecnica poco diffusa.

Curiosità sul porceddu:

Perché si chiama “maialino da latte”? I maialini devono pesare non più di 6 kg, avere tra i 30 e 40 giorni di vita ed è essenziale che siano stati alimentati solo dal latte materno.
Come ci è stato fatto notare dalle persone del luogo, è importante non storpiare questo nome. In Sardegna il maialino da latte si chiama anche in altri modi: polceddu, polcheddu, preceddu o anche coppieddu a seconda delle zone dell’Isola.

Seada

Seada tra i piatti tipici sardi

E dopo primi e secondi eccoci al quarto dei piatti tipici sardi, un dolce un po’ particolare. Vedremo tra poco anche altri dolci tipici sardi. Ogni volta che andiamo in Sardegna è caccia grossa per scovare la miglior seada delle vacanze. Infatti, è bastato assaggiarne una per farla diventare fin da subito il mio dolce sardo preferito! Premetto che è il dolce sardo per eccellenza, ma sicuramente non è un dolce light. Io preferisco stare leggera tutto il pasto, ma alla seada non ci rinuncio.

Ci è capitato di non trovarla in tutti i ristoranti e come abbiamo fatto? Semplice, abbiamo cambiato locale!

La seada è un dolce dalla forma quasi sferica e di colore giallo. Sembra quasi simboleggiare il sole cocente che splende sull’isola con un ripieno tutto da scoprire.
La seada, che al plurale diventa seadas, è un dolce a base di semola impastata con lo strutto e scorza di limone. Ha i bordi smerlati ed è ripiena di formaggio fresco. Viene chiusa ai bordi e fritta. Una volta adagiata sul piatto, viene avvolta nel miele.
La ricetta originale delle seadas prevede un ripieno di formaggio di capra, inacidito e come condimento viene utilizzato il miele di castagno. Nella cucina tipica sarda una volta era un dolce che veniva cucinato durante le festività pasquali, ma negli ultimi decenni si trova in tutte le stagioni.

Curiosità sulla seada:

A seconda delle diverse varianti linguistiche dell’isola la seada è chiamata anche seaba o sebada, ma anche seatta, sevada, sabada o casguilata.
Cosa significa seada o al plurale seadas? La traduzione del termine è “sebu/seu” cioè grasso animale, per la lucentezza che ha il dolce una volta ricoperto con il miele.
Quali sono le origini ha questo dolce sardo? Secondo alcune fonti, la sua origine porterebbe in Spagna derivando dal lungo periodo di dominio spagnolo dal ‘400 fino al ‘700 circa.

Altri dolci e piatti tipici sardi

varietà di dolci sardi

Il quinto dei piatti tipici sardi di cui vi voglio parlare non è un piatto singolo, ma una serie di piatti che riguardano sempre la cucina tipica sarda dei dolci. Allora, qual è il segreto di così tanta bontà dei dolci sardi?
Principalmente è l’ottima qualità delle materie prime, ma anche gli aromi intensi, la frutta secca, il miele, gli agrumi e anche mandorle. Prodotti che solo una terra incontaminata come la Sardegna ha.
Allora vediamo in dettaglio questi dolci tipici sardi.

Candelaus

Tra i piatti tipici sardi i Candelaus sono dolcetti preparati con una sfoglia di pasta di mandorle che avvolge un impasto di mandorle, aromatizzato con fiori d’arancio. La glassa è fatta con mandorle dolci e amare, zucchero, albume d’uovo e scorza di limone.

Amaretti sardi

Gli Amaretti sardi sono tra i dolci di mandorle più conosciuti anche nel resto d’Italia. Sono fatti con pasta di mandorle morbida dentro e croccante fuori. A volte sono aromatizzati al limone o all’arancia e decorati con granelli di zucchero o con una mandorla intera. Il segreto sta nelle mandorle che in parte devono essere dolci e in parte amare.

Tiriccas o Caschettas

Le Tiriccas o anche Caschettas sono meravigliosi dolci tipici sardi a forma di ferro di cavallo. Si tratta di una sfoglia che racchiude un ripieno morbido adatto a variazioni locali. Tra le varianti più conosciute ci sono il ripieno di pasta di mandorle o di nocciole, con miele oppure scorza di agrumi e zafferano. Una variante molto speciale ha il ripieno alla sapa, ingrediente tipico realizzato con il mosto cotto.

Di dolci tipici sardi ce ne sono ancora un’infinità, ma ne parleremo in un futuro articolo… abbiano ancora tanto da raccontare.

Concludiamo dicendo che i piatti tipici sardi hanno saputo conquistare i palati di molti diventando un punto di riferimento nel panorama culinario internazionale.

Se sei in procinto di partire per la Sadegna non perderti il nostro articolo Sardegna in Camper: tour on the road di 6 giorni – Tappa 1.
Ti porteremo in giro per l’isola fra mari e spiagge caraibiche, grotte e gite in barca a vela.

Ilaria

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